giovedì 27 agosto 2009

La regina è tornata a volare (Il Mattino di Padova)

Questo bellissimo articolo su Nadia Dandolo, scritto da Gianfranco Natoli, è stato pubblicato sul Mattino di Padova, La Nuova Venezia e la Tribuna di Treviso del 17 agosto 2009.

LA REGINA E' TORNATA A VOLARE
"Ha scoperto di avere un tumore nel 2005 ma non ho mai smesso di correre. Correre è la mia vita."
"Ho iniziato facendo karate poi sono passata al volley, ma è sulla pista dove mi sento davvero bene".
"Ho scoperto il mondo master dove ci sono persone stupende che sfidano i propri limiti incitandoti, come veri amici. Non faccio programmi, non punto a traguardi. Vivo giorno per giorno."

BORGORICCO. C’è qualcosa di affascinante nel vedere una donna correre su una pista di atletica. C’è quell’anima in più, quella grinta che le rende dolci e determinate, come se la grazia plasmasse la fatica, limandone i contorni, colorando il viso. Nadia Dandolo non è solo questo. Non è solo l’atleta capace di infrangere due record italiani nei 5 e 10 mila metri. E’ molto di più. E’ la donna capace di affrontare la vita come ha fatto con la pista: a muso duro, ma con il sorriso sulle labbra. Da vincente nata. Scriveva il cardinale Bessarione: «Se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane e divine». Già, i libri, scrigni di ricordi, perché il tempo tende a cancellare dalla memoria le imprese di chi ci vive accanto. Dietro ai record ci sono le storie, le sofferenze di chi ha combattuto il dolore, il male, oggi come allora. Come ha fatto Nadia, aprendoci il suo personale libro dei ricordi. «Ho scoperto di avere un tumore al seno nel 2005. Da allora è iniziata la mia battaglia. Ma non ho mai smesso di correre, perché correre è vita, è la mia vita». Il cognome Dandolo forse dice poco alle giovani generazione. Eppure lei è stata una delle più grandi mezzofondiste italiane di tutti i tempi. Un’atleta che ha fortemente segnato la pista azzurra negli anni Ottanta e agli inizi degli anni Novanta. «Veramente ho iniziato a tredici anni con il karate, poi sono passata al volley con il Sant’Eufemia. Sono approdata all’atletica grazie ad Adriano Saccon che nel 1979 mi ha voluto nella Libertas Camposampiero. Inizialmente mi sono dedicata ai 1500, poi ai 3000, facendo la trafila con i vari giochi della gioventù. Tra le società dove ho militato anche la Snam di San Donato Milanese. Poi nel 1993 sono approdata al Gruppo Forestale».
Che non ha mai più lasciato...
«E’ il mio lavoro. Sono una guardia forestale, mi occupo di tutela del territorio, di prevenzione di maltrattamenti degli animali».
Come ha scoperto di essere ammalata?
«Toccandomi il seno. E pensare che sono stata sempre molto attenta. Periodicamente mi sottoponevo a una mammografia. Ma non se ne sono accorti. Quando ho sentito il nodulo era già tardi, è cresciuto velocemente. Mi hanno sottoposta ad un ago aspirato ed è saltata fuori la verità. Mi hanno operato all’ospedale di Padova, ho fatto chemioterapia e radioterapia. Il calvario però non era finito».
Una recidiva...
«Già. Mi sono sentita il mondo cadere addosso, ma non ho mollato. Altro intervento e altra chemioterapia. Mi sono ripresa per mano la vita. Mi sono sottoposta ad un intervento di ricostruzione a Reggio Emilia. Ma le sofferenze non erano ancora finite. Si sono approfittati del mio dolore e dei miei soldi. Hanno sbagliato l’operazione, mi sono dovuta così ricoverare a Padova per curare una infezione. Sono tornata a correre, e correvo, correvo, più che potevo».
Quanto l’ha aiutata l’atletica?
«E’ tutto, è la mia vita. E io amo la vita. Adesso il mondo dei master dove ci sono delle persone eccezionali. Ho preparato il Mondiale di Lahti, in Finlandia, in appena due mesi e mezzo. E’ stata una esperienza stupenda che mi ha lasciato una grande carica interiore. Ho vinto l’argento nei 5000 metri. La medaglia adesso è attaccata alla mia libreria, in bella mostra. Ne vado molto fiera». Il futuro... «Non ho programmi, non punto a traguardi, vivo giorno per giorno. La pista è la mia casa. Mi occupo anche di attività motoria seguendo dei bambini a Noale dove mi alleno abitualmente. Faccio parte dell’Asi Veneto e siamo una ventina, tutti amici. C’è un clima bellissimo».
Molti criticano il mondo master.
«E sbagliano. Si tratta di un settore frequentato da grandi persone. Correre con i master significa sfidare se stessi, i propri limiti di persone normali, dove anche gli altri partecipano alla tua fatica, incitandoti, facendoti sentire la loro amicizia».



Una foto storica: Golden Gala del 1990, stadio Dall'ARA di Bologna. Nadia Dandolo stabilisce il nuovo record italiano sui 5.000 con 15'11"64 (Foto Archivio storico Fidal)


Chi è
Nadia Dandolo è nata a Borgoricco in provincia di Padova l'11 settembre 1962 ed ha pertanto quasi 47 anni. Inizialmente si appassiona al karate, ma dopo comincia a giocare a volley nella squadra del Sant'Eufemia. Carattere esuberante ha bisogno però di spazi liberi e il chiuso di una palestra non aiuta la voglia di correre. "Amo la vita e amo correre" è la sua frase ricorrente. Ha militato in quattro società sportive: Libertas Camposampiero, Snam di San Donato Milanese, Gruppo Forestale e ASI Veneto. Lavora come guardia forestale occupandosi di prevenzione incendi e maltrattamenti animali. Il 1990 è stato il suo anno più ricco di soddisfazioni dal punto di vista sportivo. E' in quell'anno che ha stabilito due nuovi record italiani; nei 5.000 con il tempo di 15'11"64 (abbassando di oltre nove secondi il record detenuto da Margherita Galgano), e nei 10.000 con 32'02"37 di quasi due secondi migliore di quello in possesso di Maria Curatolo. Nadia Dandolo ha spaziato dai 1.500 ai 10.000. Questi i suoi personali record: 1.500 in 4'20"02 (anno 1988), 3.000 in 8'44"36 (1991) e 9'03"59 (1982, indoor), 5.000 in 15'11"64 (1990) e 10.000 in 32'02"37 (1990). Vanta una medaglia d'argento come team Italia agli World Cross Country Championships di Roma nel 1982 e un altro argento ai Giochi del Mediterraneo ad Atene 1991 nei 3.000 metri. Argento nei 5.000 W54 anche ai Mondiali Master 2009.

Link all'articolo originale sul sito del Mattino di Padova [clicca qui]

1 commento:

Isabella ha detto...

Ciao Nadia, grazie a Rosa per aver inserito l'articolo nel nostro sito. Anche se l'avevo già letto mi è venuto di nuovo un nodo in gola. Sei davvero un mito, ma soprattutto una grande donna. davvero un esempio per tutte noi. Un abbraccio forte forte. Isabella